Propedeutica Musicale


“Il nido Musicale”

Dai  3 ai 13 mesi.

Introduzione e finalità

 L’attitudine musicale, e cioè la potenzialità di apprendimento in musica, comunemente definita talento musicale, vede infatti nei primi anni di vita dell’individuo un importante momento di sviluppo. Questa attitudine fa parte del patrimonio personale di ogni individuo, ed è innata; ma un ambiente ricco di stimoli musicali è la condizione indispensabile perché si sviluppi al massimo delle sue potenzialità, così come un ambiente povero di stimoli musicali ne decreta automaticamente l’involuzione.

E’ durante questi anni che il bambino sviluppa le sue attitudini e le sue potenzialità di apprendimento che lo accompagneranno per tutta la vita. Il piccolo cervello infatti cresce e si sviluppa in base alla quantità e alla qualità degli stimoli ricevuti, vedendo aumentare nei primi anni di vita in maniera impressionante il numero di connessioni sinaptiche e cioè dei collegamenti fra neuroni che sono il luogo dell’apprendimento (un bambino fra i 2 e i 4 anni arriva ad averne il doppio di un adulto).

Da questi presupposti è partito Edwin E. Gordon, Distinguished Professor alla South Carolina University, autore di numerose ricerche sull’attitudine musicale e della Music Learning Theory che è alla base dei programmi di educazione musicale per la prima infanzia insegnanti in diverse università degli Stati Uniti. Alla luce delle sue ricerche, svolte nell’arco di più di 30 anni, risulta di fondamentale importanza iniziare il processo di educazione alla musica nella primissima infanzia con modalità che rispecchiano il percorso di apprendimento linguistico e che si strutturano in un vera e propria metodologia di insegnamento.

Il bambino dovrebbe essere esposto alla musica tanto presto quanto viene esposto alla lingua. Viceversa la convinzione dominante è che un bambino sia pronto all’apprendimento musicale non prima, nella migliore delle ipotesi, dei 3 o 4 anni di età, momento in cui è in grado di “fare” in qualche modo musica. Il fatto che il processo di educazione musicale venga iniziato in ritardo e che si trascuri il periodo da zero a tre anni, si traduce nella perdita degli anni in cui si può fare di più per sviluppare l’attitudine musicale del bambino producendo in questo modo un grande spreco di risorse umane.

 Cosa succederebbe infatti se i nostri piccoli non ascoltassero nei primi mesi di vita la loro lingua avendo la possibilità di interagire spontaneamente con gli adulti attraverso balbettii , lallazione spontanea, ecolalia e così via fino alle prime frasi? Non potremmo certo pretendere che a tre anni di età riescano ad esprimere i loro pensieri in parole e a comunicare con noi, in quanto la loro attitudine linguistica non avrebbe avuto la possibilità di svilupparsi al meglio. E’ l’insieme di varietà, complessità e ripetizione degli stimoli che favorisce l’apprendimento. Tutto ciò che si apprende infatti è il risultato di un processo discriminatorio volto a cogliere differenze e similitudini, a fare paragoni in un ambito più vario possibile di stimoli. Il miglior modo di facilitare l’apprendimento di un determinato linguaggio è dunque quello di esporlo nella sua totalità e complessità.

Di fondamentale importanza in tutto il processo è il ruolo degli adulti chiamati, senza forzature e a seconda della loro attitudine musicale, a partecipare attivamente alle attività proposte dagli insegnanti durante le lezioni. Questo cantare e muoversi per e con i bambini produce un importantissimo effetto didattico. Non si insegnano ripetitivamente semplici attività ai bambini né li si spinge in alcun modo alla partecipazione diretta; li si lascia invece liberi di apprendere dal modello messo in atto dagli adulti. Tutto questo ha un nome: guida informale.

La guida informale consiste nel mettere semplicemente in atto i comportamenti che si vuole siano oggetto di apprendimento in una modalità di educazione implicita, non direttiva né verbalizzata. In questo modo i bambini hanno l’opportunità di partecipare ad attività complesse non ancora alla portata del loro grado di sviluppo senza la guida degli adulti. Per dirla con Vygotskji, il noto psicologo evolutivo: “L’unico buon apprendimento è quello in anticipo allo sviluppo”. I bambini in breve tempo spontaneamente e spesso in momenti diversi dalla lezione sbalordiranno i loro genitori mettendo in atto comportamenti musicali assorbiti nelle ore di musica.

Il processo di apprendimento teorizzato da Gordon prevede lo sviluppo dell’Audiation, capacità di ascoltare internamente e comprendere la musica quando il suono non è fisicamente presente nell’ambiente, attraverso il passaggio del bambino attraverso tre fasi evolutive: Acculturamento, Imitazione e Assimilazione. Quando il bambino, arrivato alla fase di assimilazione, avrà sviluppato questa capacità di “pensare musicalmente”, si potrà iniziare l’istruzione musicale formale dando nome a ciò che il bambino ha già dentro in un processo che parte dal suono per arrivare, solo in un secondo momento, alla sua rappresentazione simbolica, la notazione.

L’educazione musicale per la primissima infanzia basata sui principi di Gordon negli Stati Uniti è già una realtà. Non c’è che da diffonderne le motivazioni, trasmettere la metodologia e lavorare perché presto anche i bambini italiani possano avere una così importante opportunità di sviluppo musicale.  

Fasi di lavoro da 0 a 13 mesi.

    • esposizione diretta ad una grande varietà di stimoli musicali per rendere consapevoli i bambini delle componenti dell’evento  sonoro; (il materiale didattico proposto, per prima cosa, è costituito da canzoni e canti ritmici senza testi che rispondono a tre criteri fondamentali: varietà, complessità e ripetizione)
    • esposizione diretta a vocalizzazioni tonali e vocalizzazioni ritmiche senza parole;
  • in questa fascia di età si hanno queste fase o fase di acculturazione (dalla nascita ai 2-4 anni)
    • stadio 1: assorbimento   (ascolta e raccoglie uditivamente i suoni musicali  presenti nell’ambiente)
    • stadio 2: risposte casuali (si muove vocalizza in risposta ai suoni musicali presenti nell’ambiente, ma senza relazionarsi in modo diretto con essi)
  • stadio 3: risposte intenzionali (cerca di correlare i movimenti e le vocalizzazioni ai suoni musicali presenti nell’ambiente)

 METODOLOGIE E TECNICHE DI INTERVENTO

Momenti di musica si alternano a momenti di profondo silenzio da parte degli adulti.